Straniero tra la folla

Movimento Psicospirituale

Straniero tra la folla - Cap. 23

Come uno straniero tra la folla, osservo e cammino, ascolto e sento. Tutto è possibile ed anche il contrario, siamo noi che valutiamo e facciamo una scelta. Sei tu che conduci la tua vita, sono io che mi ascolto per sapere come mi sento con te. Sono io che faccio le mie scelte, sei tu che valuti come ti senti con me. Il gioco delle relazioni continua all’infinito ed è l’essenza del nostro esistere, tutto ruota intorno al nostro modo di percepire noi stessi e l’altro nelle relazioni. Tutto si compie o fallisce sulla base della mia appartenenza o la mia separazione da un sistema relazionale.

Secondo il modello Sistemico Relazionale il disagio personale nasce nel sistema familiare non sufficientemente adeguato allo sviluppo delle potenzialità dei singoli individui e si cura mediante l’analisi dei “triangoli relazionali” presenti in quel sistema. Il triangolo è quindi la cellula fondamentale nel quale si sviluppa la nostra psicologia e di conseguenza anche la nostra psicospiritualità. Del resto ciascun essere umano esiste per l’unione di due persone e porta in sé, per sempre, questo indelebile bisogno: quello di vedere come due persone interagiscono tra loro e come interagiscono in rapporto con sé. Io e te, quindi siamo in tre, perché portiamo nel nostro inconscio questa fondamentale matrice esistenziale: anche quando siamo da soli cerchiamo sempre il come rapportarci in una dimensione triangolare.

Anche il rapporto con Dio rischia di essere nient’altro che la proiezione dei vissuti con le figure di attaccamento genitoriali interiorizzate e delle dinamiche che si sono create all’interno di questo sistema e questo non ha niente a che fare con la spiritualità, ma solo con la nostra psicologia. La nuova relazione, sempre possibile con tutti, dipende dalla mia visione degli altri e del mondo. La psicospiritualità vorrebbe aiutare le persone a recuperare quindi la dimensione autentica spirituale delle relazioni.

Stefania (è un nome a caso) ha paura di uscire da sola e affronta le situazioni difficili senza chiedere un vero aiuto: tende quindi ad instaurare relazioni di dipendenza. Per lei non è facile rapportarsi in modo adulto,  aperto e costruttivo, con persone più grandi o più esperte, alle quali cerca di nascondere le proprie fragilità. Sperimenta una forte ansia sentendosi inadeguata in conseguenza del fatto che i rimedi che trova non sono sempre adatti alla buona risoluzione delle sue personali difficoltà.

I genitori non sono di solito adeguati rispetto alla unicità del figlio, che non conoscono veramente e che quindi rappresenta per loro, fondamentalmente, un mistero. Spesso i genitori hanno problemi personali e difficoltà emotive non completamente risolte o elaborate. Nella relazione con i figli non possiamo aspettarci quindi che essi forniscano sempre una valida guida ed un adeguato sostegno. Al contrario, i genitori, senza rendersene conto, cercano nel rapporto con i figli una compensazione ai loro problemi non risolti. Siamo tutti nati e sopravvissuti sulla base di queste verità, cerchiamo di conseguenza, sotto la nostra personale responsabilità, di trovare il nostro personale cambiamento, quello che consenta di compiere la nostra vita secondo un piano personale che soddisfi e realizzi le nostre aspettative più profonde.

Non possiamo pensare di demandare a qualcun’altro le nostre scelte. Gli altri non potrebbero mai farle al posto nostro in quanto non sanno cosa ci occorra veramente. Abbiamo però bisogno di crescere e nella relazione con l’altro abbiamo la più grande opportunità di confronto e condivisione: possiamo in questo modo acquisire la fiducia di stare in relazione senza il timore del giudizio sulle nostre personali fragilità.

Un abbraccio

Enrico Loria

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